"Quando non si dorme le cose appaiono più vicine nel tempo e nello spazio".
Inseguendo ricordi Ginevra Lamberti, in "Perché comincio dalla fine", pubblicato da Marsilio, compone un romanzo a più voci.
Cerca le parole, i gesti, i respiri di coloro che hanno animato la sua vita.
Una riscrittura dell'esistenza, il bisogno di contenere la malinconia di fronte all'assenza.
"Le emozioni sono importanti" ma vanno diluite con una gestualità prevedibile e in questa prevedibilità ci si rifugia cercando di decifrare gli algoritmi che governano il quotidiano. Esiste una logica di fronte alla morte? Quali sono le reazioni di chi resta? Quali enigmi sono nascosti nei luoghi che accolgono i defunti?
La scrittrice intercala incontri con sconosciuti con aneddoti, piccole storie divertenti, scorci di città. C'è un parallelismo in tutta la narrazione e delle due strade proposte sarà il lettore a scegliere anche il mezzo di trasporto. Il treno della finzione o la macchina della realtà.
"Morire si deve, tanto vale farlo bene", una frase rivelatrice che trasforma il testo in una divagazione intellettuale dove non ci sono linee rette. È una corsa che mescola i tempi narrativi, un prima e un dopo che cela il momento personale del distacco. Quando dici addio a chi è carne della tua carne. Sulla scena cade il solenzio, solo immagini da preservare, preziose lacrime d'argento a coprire il rammarico per le frasi non dette.
Da leggere per comprendere che per arrivare a mettere nero su bianco le parole ingorgate nella mente, per spezzare il silenzio bisogna frantumare gli equilibri mentali e fisici.
Essere liberi di far arieggiare le idee, ricomporle in un ordine che solo chi legge riuscirà a riordinare.
Tranquilli, c'è sempre un nuovo inizio anche dalla fine.
Commenti
Posta un commento