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"La fabbrica delle bambole" Elizabeth Macneal Einaudi




Come raccontare le qualità letterarie di Elizabeth Macneal? Con il romanzo d'esordio ha vinto il "Caledonia Novel Award 2018" e certamente altri riconoscimenti testimonieranno che "La fabbrica delle bambole", pubblicato da Einaudi, tradotto da Giovanna Scocchera, sa coniugare vari generi letterari mantenendo una perfezione dialettica e una suggestione culturale eccellenti. 
Londra 1850: mentre "le strade sono immerse nel buio e nel silenzio più profondi, una giovane siede a una piccola scrivania." 
Solo il fruscio del pennello a rompere una quiete fittizia mentre i sogni di Iris prendono forma attraverso il disegno.
Nell'angusto emporio dove si riparano bambole sembra non ci sia spazio per la gioia. Tutto si ripete imperturbabile mentre l'ingombrante presenza della padrona e della sorella Rose sono un continuo limite alla sua affannosa ricerca del bello.



Si entra nella trama in punta di piedi, ci si aspetta un intreccio e la scrittrice con poche mosse riapre il panorama che avevamo immaginato. 
Seguiamo la nostra protagonista, ne ammiriamo la determinazione nel seguire la sua passione. 
Una figura che si oppone al perbenismo del suo tempo, che abbraccia con entusiasmo i fermenti culturali. 
In lei vediamo rinascere il corpo, sentiamo ogni sua fibra vibrare di passione, percepiamo anche i suoi dubbi ed è tanto perfetto il flusso di pensieri da darci la certezza di conoscerla da sempre. 
L'incontro con "la Confraternita dei preraffaeliti" è scritta nel destino o materializza una rivolta interiore? Accurata la ricostruzione del percorso artistico e ascoltando i dialoghi, le conversazioni accese di Millais, Rossetti, Frost siamo pervasi da una gioia infinita.
Già la storia c'è tutta, una trama che regge, uno studio storico accurato.
Ed ecco arrivare la sorpresa. Un racconto nel racconto che ci terrà col fiato sospeso fino all'ultimo rigo.
L'autrice ci fa scontrare con la solitudine e la follia di un uomo innamorato. Scrive scene da brivido e il simbolismo sulle tele torna nella narrazione. 
È "tutto perfetto. O perfettamente imperfetto" E noi siamo perfettamente perduti. Fidatevi, una prova letteraria che vi scuoterà.

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