Ci sono libri indispensabili perché regalano parole che non abbiamo trovato.
Suggeriscono di rielaborare gli eventi senza lasciarci intimorire dal passato.
Trasformano il tempo in un lungo istante illuminato di azzurro e in quell'azzurro senza fine vorremmo dissolverci.
Sconfiggono quella costante paura di affacciarci nei luoghi del dolore, senza ammettere che la sofferenza non può essere dimenticata.
"Blue night", pubblicato da "Il Saggiatore", diventa nostro fin dalle prime righe.
Ci appartiene, si fa voce della nostra incapacità a narrarci.
"Il ricordo sbiadisce
Il ricordo si adatta
Il ricordo si adegua a ciò che pensiamo di ricordare"
Joan Didion smonta questa visione che ci terrebbe prigionieri di un limbo mentale e libera i pensieri in un vortice che volutamente confonde gli anni, i giorni, le ore.
Ci sono solo immagini nitide, perfette, in sintonia con gli stati d'animo.
E c'è lei, Quintana, la figlia voluta, amata come il più prezioso dei doni.
L'adozione e i mille interrogativi, il senso di colpa nel non avere capito i segni di un disagio, le tante esperienze vissute insieme.
Le risate e i pianti, le feste e le occasioni pubbliche condivise.
"Questi momenti chiarissimi spiccano, ricorrono, mi parlano direttamente, mi inondano di piacere e altri mi spezzano ancora il cuore."
Un'assenza che si fa presenza nella gestualità quotidiana, nei quaderni conservati con cura, nelle poesie da entrambe amate.
"Perdersi nel nulla": i versi di Keats risuonano come un invito ad accettare il brivido di fonemi che possono travolgere.
Se "L'anno del pensiero magico" ha scosso le nostre coscienze, in questa nuova prova letteraria l'autrice colma ogni vuoto.
Diventa non solo ancella dello spasimo del mondo ma anche confidente, amica, compagna di viaggio.
Impareremo quanto è difficile affidarsi alla scrittura, cosa significa avere consapevolezza della vecchiaia che arriva senza chiedere permesso, comprenderemo il limite tra prevedibile e imprevisto.
"Era il mio nord, il mio sud, il mio ovest, il mio est
La mia settimana di lavoro e il mio giorno di festa,
Il mio meriggio, la mia notte, la mia parola, il mio canto."
Grazie Joan perché ci hai mostrato la fragilità, la forza, la certezza che la memoria è più potente della morte.
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