"Nebbiose paludi britanniche, magioni abbandonate nello smisurato orizzonte americano, stradine buie dell'Oriente, scure foreste slave e castelli diroccati che dominano cimiteri celtici.
Ma anche un treno che sferraglia tra i monti dell'Appennino.
Perché l'orrore non ha nazionalità e non ha confini".
Fabio Genovesi nel curare la splendida raccolta intitolata "I racconti delle tenebre", pubblicata da Einaudi, ci regala una insolita antologia.
C'è dietro un imponente lavoro di ricerca perché gli autori proposti non sono i soliti noti.
"Lo spaventapasseri" di Gwendolyn Ranger Wormser è "la prima e unica traduzione di un lavoro fuori dagli Stati Uniti".
Dello scrittore si sono perse le tracce e questo aneddoto arricchisce di suspense la narrazione.
Un cerchio magico che racchiude mistero su mistero, che mostra come nella danza macabra ogni tassello può essere un'ulteriore conferma dell'ineluttabile.
La bellissima prefazione ci fa riflettere sulla perdita di quel mondo ignoto, carico di promesse, capace di sfidarci.
Perché si è perso il gusto di narrare quel "brulichio indefinito che accendeva la smisuratezza dell'immaginazione"?
Era un universo primordiale, suggestivo e leggendo ne percepiamo il fascino.
Siamo soggiogati dalla scrittura di Bram Stoker e nella "Casa del giudici" proveremo con il protagonista una paura mai provata prima.
Ci troveremo in bonaccia in mezzo all'Oceano Pacifico e con William Hope Hodgson sentiremo una voce lontana malinconica e suadente.
"L'ossessione, la follia che sempre striscia nelle pagine di Poe, la sua superba capacità di farla dilagare in un flusso allucinato e insieme lucidissimo, un delirio spaventosamente consapevole di sè"
Le introduzioni sono calamite che ci attraggono e ci conducono in universi che altrimenti non avremmo attraversato.
C'è una nota lirica che si fa voce dominante e ci invita a non tralasciare il piacere dell'ignoto.
Visiteremo con Perceval Landon la campagna inglese e ci divertiremo ad intrattenerci con gli spettri.
Ci appassionerà "La storia del sigillo nero" e impareremo che la ricerca ha sempre dei prezzi.
"Io non sono pazzo; ci sono colori che non possiamo vedere".
Ci sono pozzi neri, montagne misteriose, presenze inquietanti, "il Principe invisibile", un fantasma con un cappello a punta e la carrozza fantasma.
"Ci stanno aspettando lì, nelle tenebre in fondo a questa stradina che nessuno prende mai".
Non resta che incamminarci e certamente ritroveremo il gusto di sconfinare in quell'Altrove carico di presagi.
Grazie, Einaudi per averci regalato un gioiello gotico che ci farà compagnia nelle tempestose notti invernali. "Niente finisce davvero" e con questa certezza avviamoci verso un nuovo inizio.
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