"Quasi niente sbagliato" Greta Pavan Bollati Boringhieri
"Quasi niente sbagliato", che ha ottenuto la Menzione speciale della Giuria alla XXV edizione del Premio Calvino, ha il coraggio di raccontare uno dei territori più produttivi della geografia italiana con un taglio decisamente insolito.
Pubblicato da Bollati Boringhieri, il romanzo è ambientato in una Brianza che viene demitizzata e ricomposta.
Capannoni, centri commerciali, polvere, cemento, sterpaglie sono testimoni di un degrado mentale e culturale e mostrano la transitorietà della contemporaneità.
Costruito senza una linearità cronologica riesce a delineare brillantemente cambiamenti epocali che possono tranquillamente rappresentare il nostro Paese.
Coprotagonista è Margherita e la sua storia si snoda dai 6 ai 22 anni in una continua oscillazione temporale.
Nipote di emigrati che negli anni Cinquanta abbandonarono il Veneto per costruire il loro futuro, osserva e registra fin da piccola i comportamenti degli adulti.
Votati al lavoro, convinti di essere parte integrante della società hanno speso i loro giorni nel sacrificio e nella rinuncia.
Greta Pavan con una parola affilata e potente mette in scena due generazioni.
Lo fa senza lasciarsi influenzare da vittimismi o stereotipi.
Il suo è uno spettacolo teatrale dove ognuno cerca una forma di potere.
I personaggi inseguono la propria ambiguità e soprattutto Margherita è dominata da pulsioni contrastanti.
Bisogno di appartenenza e rifiuto di lasciarsi assimilare da un sistema che distrugge i sogni.
Osserva e si osserva e prova a difendersi dal clima di ostilità e di violenza.
Entrare nelle dinamiche lavorative è come "rincorrere un treno con le porte in chiusura."
Questo basta ad acquisire dignità?
Un finale sbalorditivo forse offre una risposta.
Ma resta aperta la dinamica esplorativa dell'autrice e l'analisi socio culturale.
Quanta casualità investe la nostra vita?
Siamo schiavi o liberi di scegliere il nostro avvenire?
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