"Liturgia del disprezzo"
Antoine Volodine
66thand2nd
"Il nemico, insomma, eravamo noi, c’era voluto del tempo per capirlo. E ben quattro guerre con tutti i loro orrori. Accettavamo dunque infine la nostra antica natura, nemici fino all’ultimo centimetro di pelle, miserevolmente a mollo nel sangue dei traditori, sui marciapiedi, davanti alle linee di difesa, il mattino presto, per istruire le nuove reclute."
Un prigioniero assillato dalle domande dei suoi carcerieri.
In un luogo immaginifico dove anche il respiro è una colpa le domande insistono sull'infanzia della vittima.
Inizia un racconto spezzettato, denso di immagini tetre e di violenze inaudite.
"Liturgia del disprezzo", pubblicato da 66thand2nd grazie alla traduzione di Anna D'Elia, ha sfumature post apocalittiche ma dietro le apparenze si cela lo spirito del romanzo.
Chi conosce le opere di Antoine Volodine sa che il costrutto narrativo è visionario, postmoderno.
Insistendo sulle descrizioni cupe l'autore denuncia l'orrore causato dai totalitarismi, la fine dell'umanità e della pietà.
Ma c'è qualcosa di più profondo che va oltre le parole ed è un velato invito a ribellarsi, a resistere.
Ciò che è tetro è solo quella parte di noi che al Male si adatta.
Geniale, provocatorio, fantascientifico, il romanzo si chiude in un cerchio che sembra senza uscita.
Sta a noi trovare le vie di fuga.
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