"Infocrazia Le nostre vite manipolate dalla rete" Byung - chul Han Einaudi Editore Stile Libero
"Nel regime disciplinare il rapporto di visibilità si rovescia completamente. A esser resi visibili non sono coloro che dominano, ma i dominati. Il potere disciplinare si rende invisibile, mentre costringe i sudditi a una visibilità permanente. Affinché la presa sul potere resti garantita, i sottomessi vengono esposti alla luce dei riflettori. L’«essere visto incessantemente» mantiene l’individuo disciplinato nella sua sottomissione."
Nel nuovo saggio pubblicato da Einaudi Editore nella Collana Stile Libero il filosofo sud coreano Byung - chul Han approfondisce le argomentazioni di "Le non cose Come abbiamo smesso di vivere il reale" ( Einaudi 2022).
Parte da una visione più politica del rapporto tra potere e comunicazione.
I media proponendo una finta trasparenza ci fanno sentire liberi.
Basti pensare all'Apple Store di New York, un cubo di vetro che allude alla assoluta visibilità.
Più ci sentiamo autonomi più siamo dominati.
Le informazioni sono veloci, non vanno verificate perché quello che conta è il like.
La verità diventa uguale alla menzogna e le fake news appaiono reali.
"Infocrazia Le nostre vite manipolate dalla rete", tradotto dal tedesco da Federica Bongiorno, ha il dono della sintesi e della chiarezza.
"Autenticamente liberi non sono gli esseri umani, ma le informazioni. Il paradosso della società dell’informazione sostiene: gli esseri umani sono prigionieri delle informazioni. Si incatenano loro stessi, nella misura in cui comunicano e producono informazioni."
Il testo confronta la televisione al digitale, e invita a riflettere sui rischi che corrono le democrazie liberali.
Uno schema apparentemente a celle aperte non è altro che una camera oscura che ci impedisce di ascoltare, discutere, contraddire.
Da leggere assolutamente.
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