"Copia conforme" Stéphanie Kalfon Clichy Editore
"Blackout.
Dolore sottile, qualcosa cede, ma cosa?
Non lo so.
Guardo mia figlia, e non sento niente.
Il filo invisibile che lega il mio cervello al mio cuore si è appena spezzato di netto, distrutto.
Guardo mia figlia, e non sento niente.
È orribile.
Sento che guardo mia figlia, tutto qui, e quella bambina puzzle va in pezzi.
Crollo."
Cosa succede ad una madre quando non riconosce più la figlia?
Quali meccanismi mentali creano questa disconnessione?
"Copia conforme", pubblicato da Clichy Editore grazie alla traduzione di Tommaso Gurrieri, racconta la follia e la disperazione di una donna, Emma, che improvvisamente nel volto della piccola Nina non riesce a trovare quella fisionomia tanto amata.
Vertiginoso, intimo, straziante il romanzo stordisce e attrae.
Spinge verso abissi insondabili, scuote e coinvolge.
Di fronte a quella donna in pezzi ci sentiamo impotenti.
Ascoltiamo il suo monologo teso, osserviamo i suoi tentativi di ricongiungere il prima con il dopo, cerchiamo di capire i suoi traumi.
Avvertiamo una profonda pietà per quella bambina rifiutata ma le parole si incagliano come spine.
Stephanie Kalfon ha una parola suadente, espressiva, potente.
Restituisce il dolore, il senso di abbandono e di perdita.
Scrive una storia complessa carica di traumi e tensioni.
Trasforma il circuito psichico in un dedalo difficile da attraversare.
Mette in discussione il ruolo della genitorialità, costringe a pensare che la normalità apparente può celare invisibili cerchi concentrici dove nulla è più reale.
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