"Gli incantatori" James Ellroy Einaudi Editore Stile Libero
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Solo un genio come James Ellroy può trasformare il noir in un quadro impressionista.
Le innovazioni strutturali, gli stilemi scritti con cura, la caricatura dei personaggi, la sottile ironia, lo sguardo critico nei confronti di una società corrotta, la capacità di far fluire contemporaneamente più storie verso un'unica direzione, la velocità delle immagini, la sequenza temporale, la cura dei dettagli nella scena del crimine: "Gli incantatori", pubblicato da Einaudi Editore nella Collana Stile Libero grazie alla traduzione di Alfredo Colitto, è un libro perfetto.
Uno degli obiettivi decisamente raggiunto è quello di demitizzare l'universo patinato di Hollywood.
Altra tappa fondamentale del percorso narrativo è quella di far toccare il Bene e il Male e in questo avvicinamento permettere al lettore di collocarsi da una o dall'altra parte.
Ma il vero punto di forza del corposo romanzo è legato alla scelta di un'icona intoccabile come Marilyn Monroe.
Indagare sulla morte di questa figura spogliata da ogni fascinazione è una strategia letteraria di forte impatto emotivo.
Non abbiamo davanti una celebrità ma una donna sola e sofferente.
Le connessioni con la sparizione di una attricetta, il ruolo di un personaggio enigmatico come Freddy Otash, gli intrighi di potere ben orchestrati compongono l'affresco di un'America piena di ombre.
Nella scrittura dell'autore c'è una forza magnetica, un ritmo teso, un accavallarsi di eventi, una potenza ideativa che ancora una volta celebrano le qualità di uno scrittore polivalente, un mago della tensione, un equilibrista della parola scritta.
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