"Bambino"
Marco Balzano
Einaudi Editore
"Mi sono sentito pronto a qualsiasi cosa pur di non farmi scappare l'onnipotenza che mi era entrata nelle ossa."
Impeccabile la ricostruzione storica.
Ha diverse intonazioni la lingua, pronta a variare timbro nel succedersi dei capitoli.
Il presente è essenziale, visivo, drammatico e con un taglio teatrale.
Ad una prima lettura sembra che il carnefice diventi vittima ma basta entrare nella dinamica testuale per comprendere che si sfronteggiano solo vittime di un gioco scandito dalla Storia.
Il passato si snoda con coerenza spazio temporale, descrive senza eccedere nell'uso della parola.
"Bambino", pubblicato da Einaudi Editore, ha un impianto civile e storico ma al contempo ha il dinamismo della vera Letteratura che sa porsi interrogativi.
Il romanzo, ambientato a Trieste, ripercorre la Prima Guerra Mondiale e la nascita del fascismo.
La voce narrante è ragazzino, adolescente, adulto.
Introverso, solitario, poco incline allo studio, è una monade persa in un cielo oscurato dal Male.
Il padre, orologiaio, si perde nel ripetersi ossessivo delle lancette, la donna che dovrebbe essergli madre è figura distante e distaccata.
Colei che lo ha partorito è un'incognita, un buco nero.
Cercata, inseguita come unica scia di salvezza mentre le camicie nere rappresentano il mito di onnipotenza.
La violenza diventa necessario bisogno di esprimere rabbia.
L'odio è una pianta che attecchisce lasciando spossato il corpo e devastata l'anima.
Esiste la redenzione e il perdono?
Quanto l'imprinting culturale e sociale può condizionare le scelte?
Marco Balzano ci invita a riflettere sul Bene e sul Male, sull'inconscio e sulla ragione, sugli errori incancellabili, sulle colpe che si scolpiscono sulla pelle.
Gli siamo grati per averci regalato un'opera perfetta, un viaggio utile a rileggere l'oggi con occhi nuovi.
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