"Non dico addio" Han Kang Adelphi Editore
"Perché non c’è più tempo.
Non c’è altro modo, cioè se voglio andare avanti.
Vivere ancora."
"Non dico addio", pubblicato da Adelphi Editore grazie alla traduzione di Lia Iovenitti, travolge il lettore, lo costringe a fermarsi e a conoscere la ferocia che si abbatté sulla Corea negli anni 1948 - 1949.
Un massacro che non può essere dimenticato, un dolore che si tramanda, un incubo che ha i colori accecanti della violenza.
Han Kang, Premio Nobel per la Letteratura nel 2024, con il lirismo che la contraddistingue, interpreta la sofferenza del suo popolo dimostrando che niente va disperso e ogni corpo continua a portare ferite sanguinanti.
Non è casuale che la protagonista sia una scrittrice, Gyeong.
Alter ego forse, capace di ricordarci che la scrittura può essere una liberazione ma anche una lama sottile.
Sintetizzare la trama significherebbe rischiare di impoverirne la potenza narrativa.
Il libro va letto e meditato, vissuto con la consapevolezza che quella Storia ci appartiene.
Che gli incubi della protagonista sono la prova che la mente non riesce a metabolizzare l'orrore, che il corpo diventa un fuscello fragile incapace di contenere tanto dolore.
Siamo grati all'autrice che ci ricorda di non dimenticare, di essere testimoni credibili, di credere che la letteratura è impegno civile, che la parola deve essere voce collettiva.
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