"Bébi, il primo amore" Sándor Marai Adelphi Editore
"A ben vedere, nella mia vita non è successo nulla. Di questo, certamente, sono io il responsabile, non il «destino». Non credo nel destino. Ciascuno di noi è l’unico artefice della propria vita. Se ricominciassi da capo, forse agirei in modo diverso. Ne sono assolutamente certo. Sono stato vigliacco, ho sempre scelto la via più comoda. Così non si va da nessuna parte. È ridicolo scriverlo adesso; ormai è tardi. Sono prigioniero della mia età, del mio aspetto fisico; per così dire, sono schiavo del mio stile di vita e delle circostanze."
Scritto nel 1928, a soli 28 anni "Bébi, il primo amore", è un concentrato della poetica letteraria di Sándor Marai.
Pubblicato da Adelphi Editore grazie alla traduzione di Laura Sgarioto, ha la struttura di un diario e narra in un flusso ininterrotto di coscienza l'esistenza di un anziano professore.
Passando in rassegna le abitudini, i tic, il ritmo rassegnato dei giorni l'uomo ripercorre come in un film dai colori opachi il suo rapporto con il tempo, sé stesso e gli altri.
Si accorge di essere uno spazio vuoto che non ha saputo riempire ma le sue riflessioni sono sempre pacate, rassegnate.
Qualcosa accade e quel cerchio immobile si spezza mostrando i sentimenti celati da sempre.
L'amore irrompe ma resta solo la possibilità di specchiarsi negli occhi e nei volti dei suoi studenti.
Un romanzo bellissimo, a tratti straziante.
Forse una metafora che mette in luce le nostre fragilità.
Quando la maschera cala non sappiamo più chi siamo.
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