"Nessuno accendeva le lampade" Felisberto Hernández La Nuova Frontiera
"Mi sembrava persino che fosse lei a voler entrare per forza nella storia, come in un autobus strapieno."
Nella raccolta di racconti "Nessuno accendeva le lampade", pubblicato da La Nuova Frontiera e tradotto brillantemente da Francesca Lazzarato, sono gli oggetti, le percezioni, gli svolazzi dell'anima ad insinuarsi nella parola scritta.
La rendono unica e misteriosa, cristallina e paradossale.
Ogni trama ha un andamento autonomo e fin da subito fa intuire uno scarto creativo.
Sarà il finale a creare uno stato di sospensione, un oscuro e al contempo originale disgressione.
Difficile definire la scrittura dell'uruguaiano Felisberto Hernández.
Amato da Calvino, Borges e Márquez, si discostò dalla poetica latinoamericana creando un suo stile, un suo linguaggio.
Diverse parole si rincorrono nel testo.
La prima è la musica che rappresentò una compagna di vita e la seconda è il silenzio.
Ed è attraverso il silenzio, l'attesa che l'autore costruisce un modulo narrativo che suggerisce ma non anticipa.
Si resta ammaliati dall'insondabile che esplode come forza motrice.
La trasgressione alla realtà rende i personaggi pieni di fascino, pronti a credere alle proprie visioni o ossessioni.
Fortunati coloro che leggeranno uno scrittore così moderno, così fuori da ogni regola letteraria.
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