"La porta" Georges Simenon Adelphi Editore
"Anche nella quiete dell'appartamento, l'angoscia lo afferrava all'improvviso e gli sembrava che le pareti, i mobili, gli oggetti familiari perdessero la loro rassicurante stabilità.
Allora evitava di avvicinarsi alle finestre aperte per paura di precipitare nel vuoto."
Poche battute bastano a definire uno stato d'animo.
Nella morsa angosciante che avvolge Bernard ci troviamo avvinghiati.
È una rete sottile che stringe e stringe e oscura la lucidità.
"La porta", uscito nel 1962, pubblicato da Adelphi Editore, tradotto da Laura Frausin Guarino, ha una coreografia claustrofobica.
Un appartamento dove vivono Bernard e Nelly.
Una coppia apparentemente affiatata ma il rovello interiore del marito erode la stabilità della coppia.
La gelosia, l'ossessione di perdere la sua donna sono pensieri ricorrenti, martellanti.
L'inquilino del piano di sopra diventa rivale e nemico.
Georges Simenon ancora una volta entra nelle oscure penombre della psiche e ci regala un romanzo tesissimo.
Dimostra quanto le apparenze di serenità siano troppo fragili per resistere alle intemperie di una emotività fragile e nevrotica.
In un finale drammatico c'è il punto di rottura degli argini.
E le parole mai dette escono come un fiume di lava.
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