"I violini di Saint - Jacques" Patrick Leigh Fermor Adelphi Editore
"Un ballo è quasi una breve vita a sè.
Tutto ciò che è accaduto prima recede, in una sorta di oblio prenatale, e il mondo che ci aspetta il giorno dopo, al risveglio, sembra vago e indistinto come l'eternità che attende oltre la tomba.
Il ballo fa il suo corso, come una vita, e i suoi episodi spiccano in retrospettiva come gli eventi salienti di quella vita."
"I violini di Saint - Jacques", pubblicato da Adelphi Editore grazie alla traduzione di Daniele V. Filippi, procede a passi di danza.
Il ritmo varia mantenendo sempre sfumature ammalianti e febbrili.
Voce narrante è Berthe de Rennes, testimone di un evento che traccia la fine di un tempo che ha il sapore di un sogno lontano.
Un mondo sospeso in un'isola dai contorni sfumati.
L'anziana donna evoca la sua permanenza nella famiglia Seridan e con dovizia di dettagli riesce a regalarci le atmosfere dell'aristocrazia coloniale.
I paesaggi, i volti, i suoni creano nel lettore come uno stordimento.
Sembra di vivere all'interno di una favola dai colori brillanti ma si intuisce che sta per esplodere qualcosa.
Come una bolla che galleggia, un presentimento, una corda stonata.
La festa del Carnevale è una eccessiva messa in scena dove ognuno mostra il suo lato più ambiguo.
Piccoli eventi turbano la quiete fittizia, sono solo anticipazioni di un finale scenografico, incandescente.
Patrick Leigh Fermor ha una scrittura sensuale, visiva, fortemente suggestiva.
Regge con competenza la sequenza narrativa che per gradi costruisce pathos e tensione.
Nel substrato del testo si cela il disprezzo per la vanità delle classi privilegiate e una rottura con certe convenzioni sociali.
Interessanti i personaggi femminili che nelle oscillazioni caratteriali sanno circoscrivere un universo variegato.
Evidente la necessità di affidare alla protagonista non solo il ruolo di memoria vivente.
È la figura che spezza l'incantesimo, vede oltre le forme, sa concedersi il lusso di immaginare un amore proibito.
Una lettura spasmodica, esaltante mentre si compie l'ineluttabile e restano lapilli e cenere.
Bellissimo.
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