"Il violino del pazzo" Selma Lagerlöf Iperborea Editore
Leggendo "Il violino del pazzo", pubblicato da Iperborea Editore nella Collana Gli Iperborei, grazie alla traduzione di Andrea Berandini, sembra di entrare nel paese delle favole.
Addentrandosi nella trama ci si accorge che accanto agli scenari incantevoli, alle atmosfere quasi irreali, alla leggerezza di una prosa molto evocativa il romanzo tratteggia percorsi psicologici molto complessi.
Bisogna osservare con attenzione i personaggi, seguirli nelle innumerevoli avventure per scoprire quali segreti celano nell'animo.
Gunnar ama la sua casa perché è ciò che resta delle radici.
Pur di salvare la proprietà, frutto dei sacrifici del nonno, abbandona gli studi e sceglie un umile lavoro.
Accompagnato dall'inseparabile violino affronta disavventure e solitudini.
In lui cogliamo una docile indole e una inquietudine indefinita.
Il personaggio femminile, Ingrid, cerca quel calore familiare che le è sempre mancato.
Una storia dai contorni sfumati dove l'impossibile si coniuga con la realtà, dove i sogni fanno sopravvivere.
Due figure così fragili e così indifese nell'unione trovano il coraggio di trasformare il vuoto e la delusione in passione.
Selma Lagerlöf, Premio Nobel per la letteratura nel 1909, riesce a coniugare più generi.
Partendo dalla mitologia della sua Svezia costruisce una struttura narrativa che si apre a ventaglio.
Forte è la presenza dell'Immaginario che viene inserito nella quotidianità.
C'è nella scrittura una tridimensionalità grazie a scelte prospettiche molto originali.
Un inno all'arte che fa rinascere e alla voglia di vivere anche quando le insidie del presente sono tante.
Sottotraccia una intensa e lungimirante riflessione sulla nostra idea di normalità e sulla libertà di scegliere la propria strada.
Per non dimenticare che le tenebre si possono dissipare, basta crederci.
Bellissimo.
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