"Le radici del male" Maurice G. Dantec minimum fax
Non è semplice dare un volto alle nostre paranoie.
Sono sfumate, a volte impercettibili.
Riusciamo a far tacere le loro voci, a dimenticare la loro presenza.
Maurice G. Dantec riesce a ricostruirne le forme, a delinearne i tratti distintivi.
Lo fa sfidando il genere letterario, dimostrando che la fantasia può creare e distruggere.
Generare un inconscio dove non ci sono regole razionali.
Esorcizzare l'orrore descrivendolo.
Manipolare il malessere della società scattando foto sovraesposte dove i colori possono essere eccessivi.
Il mondo non ha sfumature, è penetrato e attraversato dal rosso e dal nero.
Le città sono sepolcri abitati da spettri e da Alieni.
Il rosso del sangue e del fuoco dominano, sono segni di arcaiche dicerie, testimoni del sacrificio.
Solo leggendo "Le radici del male", pubblicato da minimum fax nella Collana "Sotterranei", si può comprendere cosa si cela nelle pagine.
Immaginate una caccia al tesoro in un luogo che appare e scompare.
La scena si illumina per pochi attimi e in quei frangenti bisogna entrare nella mente del protagonista.
Andreas Schaltzmann vive nel recinto delle proprie ossessioni.
È convinto di essere perseguitato da forze extraterrestri e di avere il compito di salvare quella parte di umanità che non è stata contaminata.
Nelle sue azioni c'è una fredda lucidità acuita dalla patologia mentale.
La storia di uno squilibrato?
Non è questo l'obiettivo dello scrittore.
Vuole mostrarci l'abisso del Male, farci intuire come nasce e come si abbarbica alle fragilità umane.
Dietro le alterazioni della coscienza, dietro le visioni, gli incubi, le follie c'è il marcio di una società che specula alterando i nostri bisogni, ingigantendo i nostri sogni.
Il libro, tradotto brillantemente da Luigi Bernardi e Sabina Macchiavelli, mostra "la pienezza e la discontinuità", la frantumazione dell'identità, la potenza distruttrice dei mezzi di comunicazione.
Elemento interessante è il concetto di emulazione.
Altri seguono l'esempio di Andreas, si macchiano di orrendi delitti.
Una ricerca di infinito, parola che ricorre spesso nel testo?
L'odore persistente di bruciato invade i nostri sensi mentre ci allontaniamo lentamente.
Sullo sfondo un'ultima immensa, sarcastica risata.
Era solo un tragico gioco?
Non credo.
Restano le tracce di ciò che abbiamo vissuto.
Fantascienza, noir, psicodramma?
A voi la risposta.
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