"Centomilioni" Marta Cai Einaudi Editore
"Il punto è che io mi sento sola e vorrei semplicemente qualcuno con cui parlare.
Sí, sono molto sola, di me devo dire almeno questo.
A voler essere precisa, non so nemmeno cosa voglia dire non essere sola, quindi in realtà non sono sola."
Un diario vergato nelle notti insonni quando la solitudine diventa unica compagna.
Scrivere con voracità, con disperazione.
Frasi lunghe come singhiozzi interrotti.
Parole dure, rabbiose.
Un flusso di pensieri discontinui, ossessivi, carichi di ombre.
Alla narrazione di un'esistenza piatta si alternano le pagine struggenti di una donna che si rifugia in un monologo straziante.
Teresa, né bella né brutta, insignificante, secca, rassegnata.
In una casa prigione passa le sue ore esasperata dalle chiacchiere asfissianti della madre.
Figura che invade ogni spazio, sceglie, decide, esamina, giudica.
Un padre che forse finge la demenza pur di sottrarsi alla logorroica moglie.
Teresa insegna inglese in un istituto per ripetenti, arrossisce quando spiega e interroga, non comprende i suoi studenti perché non è mai stata giovane.
Un paese di provincia con i ritmi lenti, il giorno di mercato, il caffè nel bar con troppi specchi, la routine che si ripete all'infinito.
Un sogno innocente coltivato come un peccato, il ricordo del giovane Alessandro, così bello, così gentile.
Quando casualmente il ragazzo entra baldanzoso nella sua esistenza, Teresa si illude, crede che l'amore potrà salvarla dal nulla.
"Centomilioni", pubblicato da Einaudi Editore nella Collana Unici, è una filigrana di preziosi frammenti.
La voce fuori campo della narratrice ci turba e ci scuote.
Rappresenta senza enfasi, senza giri verbali la quotidianità dimezzata di una donna qualunque.
Invita il lettore a non giudicare come si è avvezzi a fare.
Bisogna ascoltare, vivere e partecipare, mettersi nei panni di chi è nessuno per la società che cerca figure appariscenti, piene di sè, regine di regni inesistenti.
Marta Cai al suo esordio narrativo trova una cifra letteraria vincente.
Entra nella mente della sua protagonista con delicatezza e infinita dolcezza.
Con un linguaggio curato nella forma, con una struttura letteraria articolata, con pochi verbi ed aggettivi restituisce una storia vera.
Non spettacolarizza gli eventi, non cerca il finale ad effetto, non specula sulle emozioni.
Stringata, essenziale, tagliente, poetica ci regala un romanzo bellissimo dando spazio alle tante che come Teresa vivono ai margini, nella terra di nessuno, vittime di una sorte che le ha rese fragili e arrendevoli.
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