"Agnes" Viktorie Hanišová Voland Editore
"Perché è andato tutto così storto?
Dov’è che posso aver sbagliato?
È quello che si chiede una persona disperata il cui destino segue una traiettoria che non s’interseca con i suoi sogni dell’infanzia e della giovinezza.
Una persona così crede scioccamente che dietro la propria tragedia personale ci sia un unico episodio nel corso del quale il suo destino si è aggrovigliato, deviando sulle rotaie sbagliate."
Julie ha sempre programmato i suoi giorni.
Non crede nel destino, ma nelle proprie potenzialità.
È una donna in carriera, troppo sicura di sè.
Quando l'orologio biologico si fa sentire decide il fare un figlio, quello che aveva desiderato fin da ragazzina.
La pianificazione non funziona e la nostra protagonista è costretta ad adottare una bambina rom.
"Agnes", pubblicato da Voland Editore nella Collana Amazzoni grazie alla traduzione di Letizia Kostner, è un romanzo duro, spietato, aggressivo.
Costruito seguendo due piani temporali non mostra cedimenti sentimentali.
Già nelle prime pagine scopriamo che la figlia Agnes è scomparsa.
Per comprendere il carattere complesso dell'adolescente bisogna studiare i comportamenti della madre che non ha mai accettato le origini della sua creatura.
È arrivata ad inventare una storia che possa permetterle di superare l'avversione per i familiari della giovane.
Il romanzo si snoda con un'accelerazione a tratti caotica, mette in evidenza la finzione di chi si è immaginato un universo a sua immagine e somiglianza.
Viene demitizzata la maternità vista come un obbligo sociale, colto il disagio di chi sa di non essere accettata, ribaltato il concetto di famiglia felice.
Un testo che potrebbe scatenare fastidio in chi legge, al contrario si è attratti da una vicenda che svela le ipocrisie della nostra società.
La diversità, il colore della pelle sono elementi disturbanti e Viktorie Hanišová ha il coraggio di parlarne.
Non giudica lasciando agli spettatori il compito di interrogarsi.
La sua scrittura ha un'intrinseca tragicità, è veloce, tagliente, disorientante ma necessaria.
È tempo di indagare sul ruolo delle figure femminili, sulle aspettative, i desideri, le frustrazioni.
Siamo davvero libere di scegliere?
Bella domanda.
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