"Benedici la figlia cresciuta da una voce nella testa" Warsan Shire Fandango Libri
"Non so dove andare, il posto da cui vengo sta sparendo.
Non sono benvenuta.
La mia bellezza qui non è bella.
Il mio corpo brucia per la vergogna di non appartenere,
il mio corpo desidera."
La fuga da una casa in fiamme.
La desolazione di una nuova terra che non sa accogliere.
La vergogna di non avere identità.
Il colore della pelle che discrimina.
Il pianto delle donne abusate.
L'arroganza dell'uomo che domina.
Cosa significa essere rifugiato?
Parole incendiarie, strazianti.
"Benedici la figlia cresciuta da una voce nella testa", pubblicato da Fandango Libri nella traduzione di Paola Splendore, ha il potere di metterci all'angolo.
Svela le difficoltà, la rabbia, la sconfitta di una donna nera che ha dovuto abbandonare il suo Paese.
C'è spaesamento e disperazione mentre i pensieri mantengono lucidità.
Prosa e poesia, pochi versi e lunghe frasi.
È questo lo stile di Warsan Shire, senza metafore, senza fronzoli.
La realtà nella sua durezza, le spose bambine, "un futuro sporco di guerra", lo squarcio della nascita.
Difficile trovare parole per rendere giustizia ad un testo di forte denuncia.
Bisogna leggere e meditare il racconto di una vita frantumata.
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