"Alla corte di mio padre"
Isaac Bashevis Singer
Adelphi Editore
"Quella sera aveva appena nevicato, e fuori il terreno brillava di una luce speciale. Palme di brina sbocciavano sui vetri delle finestre, e mi facevano pensare alla Terra d’Israele."
"Alla corte di mio padre", pubblicato da Adelphi Editore, curato da Elisabetta Zevi e tradotto da Silvia Pareschi, è un commovente viaggio nella memoria.
Episodi narrati con stile coinciso e partecipe, personaggi che incontrano il rabbino con totale fiducia.
E il padre agli occhi del figlio è giudice incontrastato, voce che interpreta il Libro sacro.
"La corte rabbinica, il Bet Din, è un'antica istituzione ebraica.
Una specie di connubio tra tribunale, sinagoga, casa di studio e, se vogliamo, lettino dello psicoanalista, dove chi aveva l'animo turbato veniva a sfogarsi.
Il suo concetto fondante è che non può esistere giustizia senza religiosità."
Il libro intesse la trama di un modo di pensare e di credere, narra momenti magici e stati di grazia, piccoli scorci di esistenze che alla fede e al volere di Dio si aggrappano.
Nella semplicità delle domande o nella complessità di quesiti esistenziali si sviluppa un testo che nel ricongiungersi con il passato, vuole testimoniare l'essenza del popolo ebraico.
Isaac Bashevis Singer scava a fondo nell'intimità dei personaggi e nel farlo registra stati d'animo, incertezze, malinconie e conflittualità.
Si respira una spiritualità semplice, priva di orpelli, dettata dal cuore.
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