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"Sí significa sí" Carolin Emecke La Tartaruga Editore

 


"Sí significa sí" Carolin Emecke La Tartaruga Editore






"Non dobbiamo permettere che ci mettano gli uni contro gli altri.

Anche perché noi stessi poi dovremmo dividerci in fazioni bianche e fazioni gay, in fazioni migranti e fazioni atee, in fazioni nere e fazioni della classe media."

 

Il frazionamento delle battaglie sociali rischia di marginalizzare l'individuo, isolarlo, fargli sentire il peso della diversità.

Diversità non come valore ma come discriminazione.


"Esistono questioni di libertà e di giustizia, sociali e politiche, della cosidetta maggioranza e delle cosidette minoranze.

In una società democratica, riguardano tutti."

 

"Sì significa sì", publicato da La Tartaruga Edizioni e tradotto da Lucia Ferrantini, ideato come monologo teatrale per la Schaubühne di Berlino, rifiuta ogni forma di semplificazione.

Rischioso esercizio di ridurre la violenza a qualcosa che avviene fuori da noi.

Invece le parole sono importanti perchè circoscrivono i fatti, permettendo di riappropriarsi della propria dignità.

Fin da piccole ci hanno educate a stare lontane dai pericoli senza spiegare quali erano.

Ci siamo trovate impreparate, confuse, incapaci di declinare il verbo della denuncia.

È tempo di comprendere cosa si nasconde dietro il fonema potere, cercando di differenziarne le forme.


"Di che sostanza, di che materia è fatto questo potere che abusa, che non conosce confini, che straripa, che intacca i diritti, il pudore, i corpi di coloro che non lo detengono?"

 

Esiste un potere molto pericoloso e ambiguo che attraverso immagini e modelli ci indirizza ad essere come non vorremmo, a considerare chi ha valore e chi deve essere scartato.

Lucidissima è l'analisi sul #metoo, l'importanza di rendere il dibattito pubblico e trasversale, iniziare a rivedere i ruoli e i generi.

Cosa significa oggi essere una lesbica? Quali spazi di interazione le sono consentiti?

Importante è imparare a non vergognarsi di aver subito violenza, è il primo passo di una consapevolezza che porterà a ricucire almeno in parte le ferite.

Caroline Emcke è una filosofa e nel suo saggio riesce a coniugare diverse tematiche.

Il suo obiettivo é scuotere le coscienze, iniziare a parlare degli abusi subiti "da coloro che svolgono lavori meno stabili, meno visibili."

Le collaboratrici domestiche, le stagionali, le rifugiate e i bambini migranti meritano la nostra attenzione e il nostro ascolto.

Un libro da far circolare per "continuare a raccontare anche le storie di coloro che hanno fallito".


Senza l'elemento dialogico

Non saremmo più in grado di imparare,

Non saremmo più soggetti da desiderare

Non saremmo più noi stessi."

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