"Una vita prima di questa" Fernanda Trías SUR
"Ora, che non posso fare altro che guardarmi indietro, mi sembra che non ci sia mai stato un inizio, ma soltanto un lungo finale che ci ha divorato a poco a poco. Se ricordo è perché voglio restare con loro ancora un po’. Nessuno può capire quello che provo: in solitudine, senza aspettarmi niente, consapevole che mi ostino a difendere qualcosa che ormai non esiste."
La fine diventa inizio nell'incedere incalzante di una trama affilata, che non lascia spazio alle pause.
Una donna e la narrazione vertiginosa di un prima che si svela lentamente.
Una casa che è tutto il mondo, forse la prigione necessaria per difendersi dai pensieri.
Un padre che nel delirio di giorni affannati rappresenta il disagio psicologico di chi brancola nel buio.
Una figlia che cresce e una donna che segna il destino.
Mentre "Melma rosa" aveva un tempo sospeso e rarefatto, "Una vita prima di questa", pubblicato da SUR grazie alle traduzione di Massimiliano Bonatto, ha un andamento a spirale.
Prima prova della scrittrice uruguaiana Fernanda Trías, non mostra cedimenti strutturali e sintattici.
Traduttrice, insegnante di scrittura creativa, l'autrice inizia a cimentarsi con la parola scritta giovanissima.
La sua prosa fa intravedere un vuoto, una mancanza.
Mostra che spesso la resistenza fisica e psichica non basta.
Ci sono indicibili segreti, fatiche accumulate, fantasmi onnipresenti che spingono e spingono verso il nulla.
La storia di un'esistenza spezzata che sa provare tenerezza.
Si legge d'un fiato mentre le luci si spengono e si resta soli con le proprie precarie certezze.
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