" Il veleno perfetto" Sergej Lebedev Keller Editore
"Così vanno le cose:
a quel che è naturale il mondo basta appena,
esige spazio chiuso quello ch'è artificiale."
Sembrano sibilline le parole del Faust di Goethe scelte come esergo di "Il veleno perfetto", pubblicato da Keller Editore nella impeccabile traduzione di Rosa Mauro.
Definito come thriller letterario il romanzo ha una fortissima valenza politica.
Un micidiale resoconto della ferocia del regime sovietico si accompagna ad un'analisi spietata dei colpevoli.
Una società contaminata dal Male dal quale fugge il professor Kalitin.
Affascinato da sè stesso ha ideato un veleno potentissimo:
"Irrintracciabile e mortale, troppo instabile come prodotto chimico..
Troppo letale e perciò utopico, una chimera."
Allontanandosi dal suo paese è costretto a cambiare identità e a vivere in perenne tensione.
Senza voler spoilerare la trama è doveroso sottolineare alcuni aspetti.
Tutto si gioca tra vita e morte, tra colpa e pentimento, tra essere sè stessi o altro da sè.
Tre le parole chiave: verità, menzogna, inganno.
Quali le connessioni e soprattutto c'è la possibilità che un fonema prevalga sull'altro?
Interessante è l'elaborazione del sogno che simula uno stato d'animo inquieto e in cerca di redenzione.
Ma la domanda più inquietante è un'altra.
Cosa si nasconde dietro la metafora del veleno?
Al lettore il piacere di scoprirlo.
Ancora una volta Sergej Lebedev riesce a scovare i buchi neri del passato e del presente.
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