"Virgil Wander" Leif Enger Fazi Editore
La vita può ruotare su sé stessa ed improvvisare nuovi scenari.
È quello che succede in "Virgil Wander", pubblicato da Fazi Editore grazie alla traduzione di Stefano Tummolini.
Ambientato in una piccola città americana un po' sfigata racconta un paese che sopravvive stentatamente.
Il protagonista dà il nome al romanzo e riesce a far virare la storia tra il divertimento e la malinconia.
Virgil è impiegato comunale e gestisce un cinema amatoriale.
Un incidente lo lascia vivo ma con forti problemi di memoria e di linguaggio.
Nella fase di adattamento alla nuova e difficile condizione verrà affiancato da Rune, che cerca in questa terra sperduta tracce di un figlio del quale non conosceva l'esistenza.
Il giovane è morto ma attraverso le voci dei paesani si intravede la sua personalità.
Virgil e Rune cercano entrambi qualcosa che non sanno identificare.
Pagine di quotidianità si affiancano a scene poetiche dove un aquilone in volo può essere segno di speranza.
Dove una donna come Nadine resta fedele all'idea dell'amore.
Dove forte è il senso di comunità, dove l'amicizia nasce spontanea, dove forse si può pensare ad un finale sereno.
Una scrittura impeccabile, briosa, molto pensata.
Un testo che restituisce l'asprezza del paesaggio e i colori della rinascita.
Forse è vero:
"Il nostro futuro è nel vento."
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