"Un canto divino" Kawamura Genki Einaudi Editore
"È cosí lontano…
Il cielo del mio paese natale
Ah, chissà come stanno…
I miei genitori"
I versi di una canzone popolare scozzese aprono lo scenario di "Un canto divino", pubblicato da Einaudi Editore grazie alla traduzione di Anna Specchio.
La morte di un bambino innocente per mano di un uomo vestito di nero mentre sulla strada il sangue si rapprende lasciando una scia di odore ferroso.
La tragedia si insinua nella famiglia Dan'no.
Gente semplice che nel negozio di uccellini vivono immersi in una sinfonia di voci.
Qualcosa si frantuma e l'equilibrio della coppia si dissolve nel rancore e nella rabbia.
Michio e Kyoto insieme alla figlia Kanon affrontano la perdita del piccolo Kanata attraverso modalità differenti e in questa ricerca di pace scelgono l'isolamento dal nucleo familiare.
Chi ha letto "Se i gatti scomparissero dal mondo" (Einaudi 2019) conoscono la poetica dello scrittore e produttore cinematografico Kawamura Genki.
In questa ultima prova letteraria torna forte la presenza della morte ma con sfumature differenti.
I personaggi diventano attori di una personale e complicata risalita dalle viscere di una realtà inaccettabile.
Nelle loro scelte, nei passi lenti per ricomporre le macerie delle personalità c'è il bisogno di riascoltare le melodie essenziali, quelle che sanano cuore e mente.
Un romanzo che sa riconciliare il nostro bisogno di capire cosa è il trapasso e come possiamo trovare nuove strade per affrontare la perdita.
Una scrittura a tratti sofferta ma sempre luminosa, chiara, accesa da una parola che sa essere lieve e intima, tormentata e redenta.
Commenti
Posta un commento