"T" Chetna Maroo Adelphi Editore
«Vorrei che vi appassionaste a qualcosa che potrete fare per tutta la vita».
Gopi, 11 anni, voce narrante fluida, immacolata.
La morte della mamma e il desiderio del papà di dare alle tre figlie un obiettivo da raggiungere.
Il campo di squash e i suoni che generano pensieri.
L'impianto narrativo farebbe pensare ad un libro di formazione ma ben altro crea l'alchemica attrazione verso una scrittura che senza essere lacerante riesce a farci entrare nelle esistenze dei personaggi.
L'infanzia e l'adolescenza diventano spazi dove ci ritroviamo.
Cerchiamo le nostre fratture, quei momenti nei quali abbiamo sentito il potere della solitudine e il conforto dell'incontro.
Rivediamo al rallentatore passaggi che ci erano sfuggiti, ritroviamo il brivido del corpo che stringe un patto con la mente e mentre proviamo a lanciare la pallina sappiamo che siamo noi a governare il destino.
Turbamento e leggerezza mi hanno accompagnato durante la lettura di "T", pubblicato da Adelphi Editore grazie alla traduzione di Gioia Guerzoni.
Sentimenti contrastanti mentre le pagine scorrevano quiete.
Non è solo la trama a colpire, è il modo di raccontare, la capacità di esprimere il senso della perdita, il rapporto con il padre e le sorelle, le difficoltà a comprendere una cultura che delimita confini, la percezione del corpo che cambia, il bisogno di imparare la lingua degli avi.
Tra i finalisti del Booker Prize 2023 il libro promuove l'esordiente Chetna Maroo.
Attraverso un lavoro di sintesi e di cesello ci propone una riflessione su vita, morte, resistenza, coraggio.
Ci insegna a confrontarci con la perdita, a seguire le emozioni e a trasmetterle.
Ad abbracciare le sfide.
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