"Attenta, Cappuccetto Rosso" Shōji Kaoru Einaudi Editore
"Quella che elabora Kaoru (lo scrittore) non è solo mimesi di un linguaggio giovanile: la compressione dei contenuti narrati in un limitato periodo temporale e il fiume di parole, ingarbugliato e senza freni, danno l’illusione che voce e accadimento scaturiscano dallo stesso istante, conferendo alla lingua una freschezza e un’ariosità inedite in letteratura fino a quel momento, e soprattutto rendendola «altamente contagiosa»".
La prefazione di Alessandro Clementi degli Albizzi ad "Attenta, Cappuccetto Rosso", pubblicato da Einaudi Editore, non analizza soltanto la forma letteraria decisamente innovativa.
Ci offre un excursus storico e sociale degli anni Sessanta in Giappone dandoci l'occasione di comprendere in quale atmosfera nasca il romanzo.
Le lotte studentesche non rispondono solo ad un governo reazionario e intransigente.
Sono il frutto di una ribellione culturale ed estetica.
Non è casuale che Shōji Kaori ambienti la narrazione in un solo giorno, concentrando in un tempo esiguo la tensione del giovane protagonista.
Colpisce il ritmo narrativo esuberante, esplosivo, innovativo.
Le parole rotolano dando una sensazione di vertigine.
Questa percezione è accresciuta dalla trama che torna più volte su se stessa.
È come se l'autore volesse mettere in gioco lo spaesamento di una gioventù che fluttua tra realtà e contro realtà.
L'incedere dialettico sciolto, disinibito è l'affermazione del diritto di esprimersi rompendo gli schemi rigorosi della letteratura.
Il testo ebbe grande successo tra le giovani generazioni e fu precursore di un nuovo approccio alla scrittura.
Leggerlo oggi certamente aiuta a trovare forme comunicative alternative, un'ironia e una spavalda logorrea che spezzano le catene di un dire poco articolato e fantasioso.
Interessante la storia personale dell'autore che dopo prove letterarie così uniche ha scelto il silenzio.
Tra le righe del libro si intuisce la causa di una così strana riservatezza.
È una sfida che ci viene lanciata e un invito, credo, ad avere il coraggio di fermarci quando i fonemi non bastano a raccontare il caos che ci circonda.
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