"La furia" Sorj Chalandon Guanda Editore
"Io non avevo diritto ai sentimenti. I sentimenti erano un oceano dove annegare. Qui dentro, per sopravvivere bisognava essere di pietra. Non un lamento, non una lacrima, non un urlo e nessun rimpianto. Anche quando avevi paura, anche quando avevi fame, anche quando avevi freddo, anche sulla soglia di una notte in cella, quando l’oscurità disegnava il ricordo di tua madre in qualche recesso della memoria. Dovevi restare d’un pezzo, duro, con il collo dritto."
Il 27 agosto 1934 56 ragazzini evadono dalla Colonia penale per minori ubicata in un'isola della Bretagna.
Un luogo infernale dove non è prevista la rieducazione ma la violenza e la coercizione.
Tutti i giovani vengono riacciuffati tranne uno.
Da questo fatto di cronaca Sorj Chalandon si lascia ispirare inventando il personaggio che è riuscito a fuggire.
Jules Bonneau, detto Tigna, ha una rabbia che lo devasta, è uno spirito libero e guerriero.
"La furia", pubblicato da Guanda Editore grazie alla traduzione di Silvia Turato, vincitore del Prix Eugène Debit di roman populiste 2024, ricompone la sua storia.
Abbandonato dalla madre, affidato dal padre ai nonni, conosce presto l'arte di arrangiarsi.
L'esperienza della Colonia penale è l'ultimo atto di un'esistenza che non conosce amore.
Il libro ha come voce narrante il protagonista e questa scelta rende ancora più credibile la dinamica narrativa.
"Avere solo pugni in fondo alle braccia. Poco importavano le botte, le punizioni, gli insulti. Evadere a occhi ben aperti e camminare vittoriosi sul sangue degli altri, ecco il mio tappeto rosso. Avevo sempre preferito il lupo all’agnello."
L'autore si è documentato, ha cercato fonti attendibili prima di cimentarsi nella scrittura di un testo implacabile, dedicato a chi ha avuto un'infanzia negata.
E quella rabbia che pervade le pagine è frutto di ferite difficili da rimarginare.
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