"Giorno di vacanza" Inés Cagnati Adelphi Editore
"È in un paese con un sole così che vorrei vivere.
Ma io non posso sognarlo.
Qui non siamo nel paese del sole.
Siamo in un paese di paludi, piovischio e foschia.
Non posso farci niente, nemmeno se mi mettessi a sognare con forza.
Nemmeno se mi mettessi a sognare con tutte le mie forze.
E io non posso sognare."
Un paese di paludi e di ombre.
Una casa affollata di bambine.
Galla e la solitudine di ragazzina in un mondo che la respinge perché povera, diversa.
Rabbiosa contro tutto e tutti.
È legata alla madre che a lei si aggrappa con un amore eccessivo, sbagliato.
Ogni due settimane percorre la strada che dal liceo la porta in famiglia.
Una bicicletta sgangherata, il buio, la pioggia, il fango.
Davanti alla porta ha una resistenza, come una preveggenza.
"Giorno di vacanza", pubblicato da Adelphi Editore e tradotto dal francese da Lorenza Di Lella e Francesca Scala, ha una scrittura tesa e drammatica.
Fin dalle prime pagine intuiamo che dovremo attraversare una voragine di dolore.
Sentiamo in ogni frase aumentare la tensione, percepiamo nel respiro della protagonista il senso di impotenza di fronte alla tragedia.
L'ineluttabile appare a devastare il cuore.
Resta l'abbraccio di un cane e la scoperta di un presente dal quale non si può fuggire.
Chi ha letto "Génie la matta" troverà quello stesso nucleo incandescente che unisce la figlia a colei che le ha dato vita.
Nella nuova prova letteraria forte è la valenza simbolica del paesaggio.
I sentimenti sono esasperati, crudi, taglienti.
Un romanzo che penetra nella carne e non lascia indifferenti.
Nella parola affilata la perfezione stilistica di un'autrice che graffia e ferisce restituendoci quel grumo di sofferenza che ci rende umani.
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