"L'estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi" Tatiana Tîbuleac Keller Editore
"La giornata cominciò a coagularsi in quello stesso secondo.
Il suo sorriso di steli infranti.
Il verde che le colava dagli occhi.
Il suo bianco di nimbo ferito."
Un'ultima estate che si vorrebbe infinita.
Un campo di girasoli e parole che arrivano inaspettate.
Un figlio e una madre e un rapporto complicato.
Aleksy è considerato un ragazzo difficile, nessun psichiatra sa dare un nome ai suoi scatti d'ira, all'autolesionismo, al rancore.
È stato un trauma a renderlo così furioso con sè stesso e con il mondo.
La perdita della sorella, il mutismo della figura materna, l'assenza del padre sono tasselli che provocano uno squilibrio emotivo.
"L'estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi", pubblicato da Keller Editore nella Collana Vie grazie alla traduzione di Ileana M. Pop, è un romanzo che graffia la pelle.
Non lascia indifferenti per la sincerità disarmante della voce narrante che torna indietro nel tempo.
Evoca giorni bui, si costringe a far emergere il veleno che lo ha intossicato.
Chi è veramente la donna che lo ha partorito e chi è quel bambino che è stato?
La scrittura non concede tregua, è dura, sanguinante, feroce.
Dal passato al presente in una continua oscillazione di immagini e la lunga e tortuosa strada dell'accettazione di ciò che è stato.
La trama ha un capovolgimento ed inizia la rielaborazione dei ricordi.
La poesia irrompe con forza, trasforma la parola, redime la colpa di non aver saputo amare.
Tatiana Tîbuleac narra il disagio e la sofferenza con un ritmo pieno, incessante.
Sa coniugare sentimenti opposti, costruire un arcobaleno di colori, entrare nelle sfere più intime dei suoi personaggi.
Parla di vita e di morte con un'intensità dialettica che stordisce.
Invita ad accettare l'inevitabile e a riconciliarsi con il sè frantumato.
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