"L'abitudine sbagliata" Francesca Capossele Playground Libri
"A noi resta solo la notte da guardare, quella notte in cui cade una neve ancora lanosa, ma già percorsa da frammenti di ghiaccio blu, e le grondaie delle case e gli alberi si gonfiano come lenzuola stese ad asciugare, e il corpo è bruciato da una strana allegria, mentre tutto, attorno a noi, si ripete, uguale e diverso."
Il tempo, questa strana matassa che va riordinata.
Non è facile perché bisogna liberarsi da ingombri sentimentali e far emergere gli eventi.
Narrare il prima mentre si è immersi nel presente per rendere meno pesante il passato.
Collocare nello spazio i personaggi, dar loro il respiro vitale.
Ripensarsi bambini in una città anonima, in un quartiere periferico.
A narrare è Maria mentre Bruno e Lalla, compagni di scuola, restano sullo sfondo.
Cartoline sfocate dalle quali rintracciare contorni, giorni storti in famiglie rassegnate al loro ruolo di comparse.
Tre amici e la smania di fuggire, cercare altri lidi, inseguire la propria inquietudine.
In questo scenario intimo entra come un lampo Luis, una mina vagante che li costringe a confrontarsi con paure e rimozioni.
Non credo che "L'abitudine sbagliata", pubblicato da Playground Libri, sia l'esplorazione di una generazione.
Troppo definiti i personaggi, troppo diversi dai coetanei.
Assistiamo al passaggio di una fase, un brusco e necessario cammino.
Domina la complicità ma restano tante frasi in sospeso che porteranno ad un finale inaspettato.
L'amore è scoperta e provocatoria rivalsa sulle insulse relazioni dei genitori.
È il salto nel vuoto con il cuore che scoppia, è il calore di un corpo e la paura di chiudere porte.
Francesca Capossele ha una scrittura allusiva, a tratti solare.
Forte è il desiderio di chiudere il cerchio, capire cause ed effetti mentre la malinconia si staglia come una polvere dorata.
Un libro esplora la diversità, la difficoltà di adattarsi a ciò che si è.
Un viaggio nel cielo sconfinato di sogni rappresi e forse mai realizzati.
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