"La colonia" Andrey Magee Bollati Boringhieri
"Autoritratto: annegare I
onde con la cresta bianca inghiottiscono la barca
autoritratto: annegare II
acqua fredda e salata s’insinua tra i colori nella carne
autoritratto: annegare III
diluisce il colore sfalda la carne
autoritratto: annegare IV
flutti di grigio marrone rosso giallo verde blu"
"La colonia", pubblicato da Bollati Boringhieri grazie alla traduzione di Chiara Baffa, è innanzitutto un elegante e complesso esercizio di fonemi.
Una musica che attraverso il linguaggio costruisce la sua architettura semantica.
Un intreccio di stilemi, la ricerca di una parola arcaica e moderna al tempo stesso.
Serrati i dialoghi, essenziale la punteggiatura, veloci le battute dei personaggi.
Una minuscola isola con una sua precisa identità geografica e antropologica.
A rompere l'armonia due personaggi molto ambigui.
Il signor Lloyd, pittore inglese, con velleità artistiche eccessive, cerca ispirazione.
Jean Pierre Masson, linguista francese, interessato a dimostrare le sue teorie sulla preservazione identitaria legata alla lingua.
Entrambi con arroganza non si curano di interagire con la popolazione.
Rappresentano coloro che colonalizzano, speculando su una presunta superiorità.
Il libro, finalista al Booker Prize 2022, è una satira ben articolata ad un sistema ideologico che da sempre vuole dominare.
La struttura narrativa ha originali guizzi ironici, scene paradossali, esagerazioni comportamentali.
Un romanzo che non è solo la denuncia politica e culturale a modelli di predominio.
È la coraggiosa resistenza di una popolazione che tenacemente difende se stessa.
Andrey Magee ha una intrinseca genialità, riesce a mettere in discussione i rapporti di forza che hanno segnato i cambiamenti epocali.
Dimostra la determinazione e la forza di comunità che non si lasciano piegare.
La sua prosa è scattante, vivace, innovativa.
Il suo messaggio non lascia dubbi interpretativi.
Un invito a difendere le proprie radici.
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