"Vivi veloce" Brigitte Giraud Guanda Editore
"Mi ci è voluto tutto questo tempi per capire se la parola destino, sentita pronunciare qua e là, ha un senso."
La vita è fatta di coincidenze?
È questa la domanda che si pone con insistenza Brigitte Giraud.
Bisogna analizzare con lucidità tutti i se che avrebbero evitato la catastrofe.
Per dare senso al lutto, per uscire dalla zona buia del dubbio.
Il compagno è morto in un incidente stradale che forse si poteva evitare.
Troppi interrogativi come macigni.
"Vivi veloce", pubblicato da Guanda Editore grazie alla traduzione di Marcella Uberti - Bona, non dà tregua.
Ogni capitolo un se e un'analisi spietata.
Un lungo monologo, un ragionamento a voce alta.
A differenza di "E adesso" (Guanda 2009) la scrittura è meno introspettiva pur mantenendo tratti struggenti molto lirici.
In questa nuova prova narrativa si intuisce un bisogno profondo, a lungo taciuto.
Esiste il destino o siamo noi a manovrare gli eventi?
Si poteva evitare la tragedia e quali le colpe?
Il romanzo non è solo una rivisitazione del passato.
Ha spunti interessanti che tratteggiano i cambiamenti sociali e culturali.
La scelta di vivere in periferia, il bisogno di trasformare la casa nello spazio ideale e idealizzato, la provincia e la metropoli, il rapporto padre figlio, la follia di una politica imprenditoriale e abitativa sono solo alcuni elementi distintivi di un testo che cerca di liberarsi dal dolore.
È come se l'autrice si aggrappasse alla realtà per sfuggire ai suoi fantasmi.
Vincitore del Premio Goncourt 2022 il libro ha una forte ambivanza.
Il privato si affaccia e chiede attenzione.
Per imparare a riavvolgere i nastri ingarbugliati dell'esistenza, per tornare a camminare senza perdere i ricordi.
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