"La gioia avvenire" Stella Poli Mondadori
"Ho ventitré anni.
Mi hanno violentata quando ne avevo quattordici.
A volte la mia vita mi pare tutta qui."
"La gioia avvenire", pubblicato da Mondadori Editore, è la parola che esplora impietosa.
Incarna un dolore sotterraneo insieme alla colpa e alla vergogna.
Facendosi voce chiede quell'attenzione che le è stata negata.
Due figure femminili in un'unica ricerca non solo di giustizia.
La psicoterapeuta Sara e la giovane Nadia in uno specchio che dilata i ruoli.
Stella Poli al suo esordio letterario mostra maturità stilistica e capacità di gestire una trama forte, implacabile.
Finalista al Premio Calvino 2021, il romanzo ha una struttura affilata, pungente.
Sa dosare le emozioni scarnificando le frasi pur mantenendo un linguaggio poetico.
Non rispetta volutamente la geografia temporale e alterna il monologo alla riflessione e al sogno.
"Preservavo quel dolore come una galleria di vento."
Per anni quella sofferenza è stata madre e matrigna, ha soffocato, ingabbiato il passato.
Ha resettato ricordi, affetti, assenze.
Ha confuso la violenza con il consenso, ha lesionato la fiducia negli adulti.
Liberare quel fiume incandescente è l'unico possibile riscatto, risarcimento emotivo, piccola lucina che allontana il buio.
"Ogni parola ci sfrangia come un handicap, si fa tallone, lembo afferrabile, giugulare che spunta, dove giugulare non c'era."
La scrittrice mostra il potere taumaturgico del racconto, invita a riaprire le ferite, a guardarsi dall'esterno e a perdonarsi.
Un finale che si riallaccia alle prime pagine, lo scollamento che si ricuce, la rifrazione di ciò che è stato.
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