Ultima chiamata per Balgkok" Cristina Zaia Castelvecchi Editore
"La dolcezza sta nel desiderare.
La leggerezza di poter accogliere qualcuno e lasciare le braccia aperte.
Senza trattenere.
Lasciare che chiunque resti proprio perchè non ci sono obblighi, che lo faccia
davvero semplicemente perché considera una persona anche un luogo abitabile."
Si nota fin dalle prime pagine di "Ultima chiamata per Bangkok", pubblicato da Castelvecchi Editore nella Collana Carene, una frattura tra le riflessioni del protagonista e il suo presente.
Esistono due piani narrativi, quello del desiderio di essere e quello dell'essere.
Una perfetta rappresentazione delle contraddizioni che ci tormentano.
Abbiamo acquisito un grado di conoscenza dei valori che dovrebbero accompagnarci ma nella pratica ci muoviamo su un terreno scivoloso.
Sentiamo lo sdoppiamento come una colpa senza riuscire ad indagare sulle cause.
Il libro non si ferma alle apparenze, ma va molto oltre.
Carlo è un cinquantenne bambino, rigoroso nel pensiero, confuso dalla realtà che non coincide con ciò che si aspetta.
Il suo più grande problema è quello di non sapere chi è e quali sono realmente i suoi desideri.
Dopo dieci anni il matrimonio con Tea è arrivato ad un punto di non ritorno.
I silenzi della donna, la mancanza di attenzioni, il ritmo frenetico al lavoro diventano barriere.
Mentre leggiamo non possiamo fare a meno di pensare che queste sono le osservazioni di Carlo, non suffragate dal punto di vista femminile.
La stessa dinamica avviene con l'amante che, passati i primi ardori, impersona le vesti di colei che non c'è.
Sfuggente, pungente, anaffettiva.
La mia sensazione è che il vero vulnus dolente sia racchiusa nella personalità della figura maschile.
Non è casuale che ad intercalare la narrazione siono presenti lettere struggenti indirizzate alla madre.
C'è un dolore antico che lega questi due esseri, qualcosa di tagliente che possiamo solo intuire.
Il viaggio, la meta esotica sono allontamenti.
Prendere le distanze da tutto e tutti, cercarsi in solitudine.
"Qual è l'attimo nel quale uno può dire con certezza a se stesso che l'amore non circola più in una relazione?
Esiste quel momento?
Possiamo deciderlo?"
Un incontro imprevisto, affinità, chimica delle emozioni e si riparte a conquistare "sentimenti, gesti, parole."
Bisogna imparare a vivere l'oggi senza eccessive aspettative.
È questa la lezione di Cristina Zaia che ha saputo reggere una trama all'apparenza semplice.
Con una scrittura pacata ha abbattuto tanti muri e ci ha dimostrato che l'amore è etereo, malleabile, imprevedibile, misterioso.
È ciò che resta anche quando il destino gioca a rimpiattino e si palesa a scombinare le carte.
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