"L'ultimo uomo bianco" Mohsin Hamid Einaudi Editore
"Un mattino Anders, un uomo bianco, si svegliò e scoprì di essere diventato di un innegabile marrone scuro.
Se ne rese conto a poco a poco, e poi di colpo, provando dapprima, mentre allungava la mano verso il telefono, la sensazione che la luce dell'alba stesse facendo qualcosa di strano al colore del suo avambraccio, e in seguito, e con un sussulto, convincendosi che ci fosse qualcun altro a letto con lui."
Un incipit diretto, immediato.
La percezione di una metamorfosi.
La difficoltà ad accettarsi.
La perdita del Sè.
Il disagio e la paura di mostrare la nuova pelle come se qualcosa di profondo si sia frantumato.
Essere nero in un mondo di bianchi: questa è la prima impressione che ci regala "L'ultimo uomo bianco", pubblicato da Einaudi Editore e tradotto da Norman Gobetti.
Basta addentrarsi nella storia per comprendere che è va analizzato il cambiamento di prospettiva.
Il rapporto con il corpo e con lo sguardo indagatore degli altri diventa il fulcro nella narrazione.
In una città sfumata e senza collocazione geografica Anders deve fare i conti con il proprio Io.
Emergono emozioni rarefatte, il ricordo della madre, il desiderio di riavvicinarsi al padre, il nuovo approccio affettivo con Oona.
La figura femminile spicca per la sua capacità di adattamento, per la capacità di andare oltre la diversità.
Bianco e nero nell'amplesso che diventa simbolica rappresentazione di comunione.
Mentre piano piano altri uomini e altre donne mutano la tensione sociale aumenta.
Un virus di violenza e rabbia repressa attraversa le strade, un fuoco di insubordinazione alimenta i disordini.
È il caos ma in questa miscellanea di conflitti si accendono altre luci.
La tenerezza di una figlia, l'accettazione della morte, il ricordo di una madre: pagine intrise di dolcezza e malinconia.
Mohsin Hamid scrive un romanzo importante, coraggioso, poetico.
Mostra con lucidità cosa significhi non ritrovarsi, perdere l'identità, cercare una nuova strada.
Imparare a superare il dolore della perdita, accudire e amare senza pregiudizi.
Affidarsi all'altro, stringere in un abbraccio la figlia, costruire insieme il futuro.
Non importa quale sia il colore della pelle ma ciò che ci distingue è ciò che abbiamo dentro.
Per chi vuole esplorare se stesso, per chi è prigioniero della paura e dell'incertezza, per chi si sente solo.
Per i giovani che dovranno attraversare un tempo complesso e disarmonico: troveranno parole di pace.
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