"Il tarlo" Layla Martínez La Nuova Frontiera
Una casa abitata da ombre.
Pronta a divorare, scricchiolare, gemere.
Custode di segreti inenarrabili.
In questo scenario apocalittico si sviluppa "Il tarlo", pubblicato da La Nuova Frontiera nella Collana "liberamente".
Un impianto gotico dove si annidano tematiche contemporanee.
Si alternano due voci: nonna e nipote.
Il loro racconto non combacia, mostra striscianti mezze verità, rivela lati oscuri di una generazione di donne.
Schiave, vittime, abusate.
Aleggiano nelle pagine le loro tragiche esistenze ed è da questo grumo di dolore che bisogna partire.
Dolore che si tramuta in rabbia e viene trasmesso come un veleno.
Libro di fantasmi, santi, peccatori.
Di famiglie che covano rancore, di classi sociali sempre più distanti, di desiderio di fuga e di pericolose tentazioni.
Di scomparse e di colpe, di misteri irrisolti, di visioni e follie.
Di uomini che appaiono e lasciano scie di un male antico dove domina l'abuso e la prepotenza.
Layla Martínez al suo esordio stordisce e intrappola in un labirinto senza uscita.
Architetta una struttura narrativa che scava nella psiche e nel delirio, nel sogno e nell'illusione.
Non vuole proporre redenzione ma consapevolezza di ciò che ci travolge.
Un passato ereditato, una concatenazione di sentimenti forti, devastanti.
Le trappole che la mente riesce a costruire, le frustrazioni e le prigioni che edifichiamo per paura di affrontare l'ignoto.
Un testo senza ambiguità, drammatico e bellissimo, una sceneggiatura dai colori accesi.
Quando i riflettori si spengono restano le macerie dei nostri incubi peggiori.
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