"L'età del male" Deepti Kapoor Einaudi Editore Stile Libero
"Non so più nulla.
La ruota continuerà a girare verso la dissoluzione che ci ingoierà tutti."
Neda e l'attrazione fatale.
La resa all'amore e la certezza di entrare nel buio.
Sunny, indegno figlio di Bunty, spietato e potente.
Ajay, venduto da bambino a mercanti di carne.
Esistenze in bilico trascinate in un vortice di dolore e di morte.
Vittime di un sistema che non consente la fragilità.
"L'età del male", pubblicato da Einaudi Editore nella Collana Stile Libero, tradotto da Alfredo Colitto, da avvio ad una saga dai contorni noir.
Il libro, venduto in 35 paesi, è un viaggio fisico e metaforico.
È l'India con i suoi colori cangianti.
È la povertà dei tuguri in lamiera, lo splendore delle ville dei vip.
È l'arroganza dei potenti, il marciume di una società corrotta, il sangue di troppi innocenti.
Il pianto delle madri, private dei figli, la rabbia dei padri che non hanno speranze, il grido dei deboli, degli emarginati, degli sfrattati.
È il cuore pulsante di una cultura patriarcale e oppressiva, la schiavitù di uomini assoldati per difendere i ricchi.
Deepti Kapoor si immerge nella realtà del suo paese con la competenza della giornalista che osserva, ascolta, rielabora.
Vuole comprendere le ragioni e le radici del Male, stanarlo, dargli un nome.
I Wadia sono solo lo specchio di un mondo che va alla deriva.
Sono i cattivi circondati da complici.
Il ritmo del romanzo è tesissimo, una corda pronta a spezzarsi, un vento che distrugge ogni cosa.
Non è paragonabile ad altre saghe perché ha l'odore e il suono di un territorio dove la discriminazione sociale è altissima.
Dove il tempo sa essere un inganno, la vendetta una regola non scritta, il perdono una parola scomparsa.
Il pregio dell'autrice è quello di reggere 634 pagine senza un tentennamento.
Pagine crude si uniscono a sprazzi di luce e di poesia.
Si intravede redenzione?
Sarà il lettore a dover trovare la soluzione e non sarà facile.
Un ulteriore esercizio sarà quello di scegliere il personaggio preferito.
Ne ho scelti tre, sono giovani, tragicamente reali, costretti ad essere ciò che non sono.
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