"Il tempo è una madre" Ocean Vuong Guanda Editore
"Questo corpo è il mio ultimo indirizzo."
Abitarlo perchè non resta altro.
Polvere e silenzio nella penombra di pensieri che rotolano sulle pareti scoscese del rimpianto.
Cercare un'identità collettiva che abbracci e ricomponga la famiglia.
Essere ingombro in un presente senza luce.
Trovare il senso della morte, rivedere la madre, provare ad evocare gesti e voce.
Straniante è il verso in una composizione che assume forme ibride.
Si contaminano i generi e la prosa lascia la sua impronta di fuoco.
"Nessuna costa adesso
a cui approdare
da cui salpare
niente vento
tranne questa attesa che
ti commuove."
Il pianto è un dono che arriva da lontano, è il corpo della donna che si è trasformata in cenere, è la strada di un paese martoriato, è la discriminazione che brucia la pelle.
Ocean Vuong esplora i confini della perdita con un linguaggio spurio, sanguinante.
La sua poesia si contorce assumendo figure immaginate, sfiora lo smarrimento e lo insegue.
Corre verso un fiume di detriti e in quell'acqua c'è tutto ciò che serve.
Il passato, il presente, la marginalità, il desiderio e la passione.
"Il tempo è una madre", pubblicato da Guanda Editore nella traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan, è l'urlo di chi vuole essere ascoltato.
"Io ero fatto per morire
Ma eccomi
Io permango."
Accogliamo il testo come un viaggio difficile fino al punto in cui il profano si congiungerà col sacro.
Rileggiamo le strofe in attesa che il fiore torni a sbocciare.
Commenti
Posta un commento