"Le sette lune di maali almeida" Shehan Karunatilaka Fazi Editore
"Non è il male che dovremmo temere.
Creature dotate di potere che agiscono per il proprio interesse: è questo che dovrebbe farci rabbrividire."
"Le sette lune di maali almeida", pubblicato da Fazi Editore nella Collana "Le strade" grazie alla splendida traduzione di Silvia Castoldi, è un capolavoro.
Quattrocentosessantasette pagine scorrono veloci attraendo il lettore in una spirale di invenzioni.
Ambientato negli anni novanta a Colombo narra le avventure di un fotoreporter che si ritrova morto senza sapere cosa sia successo.
Il nostro protagonista descrive l'aldilà con tale intensità da lasciarci senza parole.
Una creatività senza limiti ci accompagnerà fino all'ultimo rigo.
In una settimana Maali deve riuscire a far circolare le sue foto che testimoniano la brutalità della guerra civile nella Sri Lanka.
Interminabile, devastante, violenta, sanguinosa e inutile.
Una trama fitta che oscilla tra il realismo magico e la metafisica.
Ironico e pungente, il libro è un atto di denuncia sugli intrighi politici di un paese oppresso.
Denso di immagini fantasiose, ricco di colpi di scena il romanzo è stato definito dalla giuria del Booker Prize 2022:
"Un thriller metafisico, un noir dell'aldilà che dissolve i confini dei diversi generi."
Shehan Karunatilaka riflette sulla vita e sulla morte, sul corpo e sullo spirito, sulle diversità di Oriente e Occidente, sulle libertà negate, sul ruolo della religione, sul valore della testimonianza.
Anticonformista, geniale, regala uno spaccato della quotidianità nel suo paese, ne evidenzia le complessità e le arretratezze.
Ogni capitolo è preceduto da una citazione.
Mi piace scegliere quella tratta da "Madre notte" di Kurt Vonnegut:
"Noi siamo quello che facciamo finta di essere, sicché dobbiamo stare molto attenti a quel che facciamo finta di essere."
Credo sia una delle tante chiavi di comprensione.
In corso di traduzione in ventisette lingue merita di essere letto e promosso.
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