"L'inseguitore" Julio Cortázar José Muňoz SUR
"Non fa freddo, ma ho trovato Johnny avvolto in una coperta, sprofondato in una poltrona lurida che perde pezzi di stoppa giallastra da tutte le parti.
Dédée è invecchiata e il vestito rosso le sta malissimo; è un vestito di scena, per le luci del teatro; in quella camera d’albergo diventa una specie di coagulo ripugnante."
Pubblicato nel 1956 torna in libreria grazie a SUR Editore uno dei più bei racconti di Julio Cortázar.
Splendida la traduzione di Ilide Carmignani che ha saputo entrare nell'anima della scrittura.
"L'inseguitore" è un omaggio al sassofonista Charlie Parker, impersonato da Jonny Carter.
L'ambientazione suggestiva ci permette di assaporare le atmosfere parigine degli anni Cinquanta.
Cortázar sceglie volutamente la fase discendente della vita del celebre musicista.
Obiettivo è raccontare l'uomo e i suoi demoni.
Io narrante è Bruno, critico e amico.
Due figure simboliche che possono idealmente rappresentare mondi contrapposti.
Lo scrittore mette in scena l'arte nella sua purezza.
Giudicarla è impossibile perché la musica e in particolare il jazz creano percezioni, emozioni, vibrazioni soggettive.
Altro elemento interessante è il concetto del tempo.
"Questo lo sto suonando domani."
La temporalità si frantuma di fronte all'incommensurabile bellezza del suono.
Il libro è arricchito dalle tavole di José Muňoz.
Nella distorsione delle immagini, nelle pennellate cariche di nero si percepisce il pathos nel raccontare una vita che sfiorisce.
Un testo commovente che fa riflettere sul ruolo della letteratura, sulla necessità di salvare dall'oblio la cultura in tutte le sue forme.
Commenti
Posta un commento