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"Vecchiaccia" Fuani Marino Einaudi Editore

 


"Vecchiaccia" Fuani Marino Einaudi Editore 






"La scrittura è per me uno strumento di comprensione."



Uno dei tanti pregi di Fuani Marino è quello di dare al lettore opportunità di riflettere senza lasciarsi condizionare da percorsi mentali facili e banali.
Il suo sguardo trasversale, l'onestà intellettuale, la profondità delle osservazioni regalano una visione realista e non artefatta.
Le sue parole nascono da una intensa e dolorosa assunzione di responsabilità.
Come quel tweet da molti considerato irriverente che era una evidente provocazione.


"Stiamo sacrificando cose imprescindibili come il diritto all'istruzione, la socialità, infine l'economia di un paese in nome degli over 75."

"Vecchiaccia", pubblicato da Einaudi Editore nella Collana Frontiere, non vuole essere una giustificazione a quella frase.
È una schietta autoanalisi che bisogna ascoltare per smetterla di fingere.
Ignorare i cambiamenti socio culturali dai primi del Novecento ad oggi significa voler accantonare problematiche di grande attualità.
Dobbiamo essere grati all'autrice che apre una breccia ed entra in un territorio paludoso.
Confrontarsi con ciò che proviamo per la generazione che ci ha preceduto, rielaborare i conflitti, esplorare il disagio di non accettare il tempo che passa inesorabile, individuare le fratture tra noi e i nostri genitori aiuta ad eliminare le zone d'ombra.
Riviviamo l'esperienza del lockdown imposto dalla Pandemia senza infingimenti.
Ci chiediamo quanto e come siamo cambiati.
Ci studiamo insieme alla scrittrice e lo specchio che riflette la nostra immagine è impietoso.
Fuani parla di sè e dello scollamento di una personalità sofferente.
Non chiede consolazione o pietà ma rispetto.
La patologia mentale è pretesto per cogliere le nostre fragilità e accettarle.
Pagine struggenti si uniscono ad osservazioni universali.
Dal cinema alla letteratura, dal privato al pubblico in una rappresentazione scenica dai colori sfrangiati.
Cambiano gli stili, si modifica il linguaggio, resta il coraggio di una donna che ci dona se stessa.
È compito nostro accogliere la sua testimonianza, promuovere il suo libro bellissimo, invitare al dibattito.
Avremo la coerenza di ammettere che la morte ci attrae e ci impaurisce, impareremo ad uscire dalle trappole del silenzio, a vederci così come siamo senza maschere.
Grazie all'editore per aver proposto un testo sublime, incandescente, bellissimo.

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