"Acqua di mare"
Charles Simmons
SUR
"Nell’estate del 1963 mi innamorai e mio padre annegò."
Un incipit folgorante anticipa una scrittura matura, composta, lucida.
"Acqua di mare", riproposto da SUR grazie alla splendida traduzione di Tommaso Pincio, è la scoperta dell'amore, la delusione, il disincanto, la perdita.
È specchio dell'America negli anni Sessanta, ancora irretita da un sogno che svanirà.
È il mare che nel suo cambiare è metafora dell'instabilità del destino.
È la luce che trafigge e penetra negli angoli bui delle anime.
È un ragazzino, Michael e una famiglia normale.
È una casa sulla spiaggia di fronte all'oceano.
È la perturbante presenza della signora Mertz e della figlia Zina.
È la gelosia di una moglie e madre.
È la suggestione della risacca, il colore del cielo, il tumulto del cuore, la passione che non conosce limiti.
Il libro, pubblicato nel 1998, ha una struttura narrativa circolare e nel suo girare intorno ai personaggi ci regala sfumature introspettive che restano come schegge.
Charles Simmons, poco conosciuto in Italia, ha lasciato un'opera che nella trasparenza di una parola carica di pathos ci emoziona e ci coinvolge.
Sentiamo che quel dolore sotterraneo ci appartiene, fa parte di un tempo nel quale i sogni sono diventati realtà.
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