"La cura dell'acqua" Sophie Mackintosh Einaudi Editore
"I sentimenti forti ti indeboliscono, ti aprono il corpo come una ferita.
Per tenerli a bada ci vogliono vigilanza e terapie regolari."
Smorzare le emozioni, renderle inesistenti.
Distruggere i richiami del corpo.
Annientare la fragilità.
Essere guidati dalla volontà, senza schiavitù emotive.
È questo il progetto educativo di King.
Alle figlie impone esercizi di resistenza e l'isolamento dal mondo.
Insieme alla madre la famiglia vive barricata in un luogo lontano dalla civiltà e difeso da filo spinato.
La prima parte di "La cura dell'acqua", pubblicato da Einaudi Editore grazie alla traduzione di Norman Gobetti, è decisamente un romanzo distopico.
Costruisce scenari dove si perde il confine tra ciò che è possibile e ciò che sembra un incubo.
Sky, Lia, Grace crescono nella convinzione che l'altrove sia tossico e pericoloso.
Si allenano a trasformare il corpo in una futile parte, accettano la sottomissione psicologica come una prova d'affetto.
Quando il padre scompare e a scombussolare la quiete arrivano due uomini e un bambino inizia un lungo e difficile cammino di riconoscimento del sè.
Il libro dà voce alle tre giovani ma più insistente è la presenza di Lia, la più vulnerabile o forse l'anima più candida.
Sophie Mackintosh mette in scena il dramma di quelle donne abusate, offese, schiavizzate.
Lo fa attraverso una narrazione inusuale.
Ci conduce in un territorio fantasioso con l'obiettivo di raccontare cosa significhi perdere la propria identità.
Liberarsi dalle attrazioni e dalle sollecitazioni di un fuori pericoloso e frastagliato.
Attraverso una trama complessa e tormentata riesce a dimostrare che si ha coraggio se si vive con gli altri, accettando il gioco dell'amore e dell'odio.
Non esistono oasi di pace ma cammini che bruciano la pelle e opprimono il cuore.
Attraversarli significa essere vivi.
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