"Quel tipo di ragazza" Elizabeth Jane Howard Fazi Editore
"Il segreto di una relazione seria era dirsi quasi sempre tutto..."
Una frase che rivela fin da subito le invisibili strategie che permettono di affrontare la vita di coppia con una buona dose di scaltrezza.
Chi conosce Elizabeth Jane Howard sa che c'è sempre un sospeso che va emergendo lentamente.
Una falla, una macchia, un segreto: sembrano innocenti caratteristiche dei personaggi ma permettono di scavare a fondo per smascherare gli angoli poco illuminati.
"Quel tipo di ragazza", pubblicato da Fazi Editore e tradotto da Manuela Francescon, segue questo ingegnoso percorso.
Una coppia all'apparenza perfetta, Anne ed Edmund.
Una casa accogliente, un cane, niente figli, una routine consolidata.
Giorni uguali scadenzati da abitudini e gestualità che nella ritualità del quotidiano danno sicurezza.
È evidente la critica ad un modo di organizzare il proprio tempo, senza imprevisti.
Un piatto, abitudinario, costante status per allontare le eventuali discrepanze, le possibili liti, i disamori.
Quando questa quiete apparente viene turbata dall'arrivo della giovane Arabella, salta il quadro d'insieme.
La ragazza smarrita, confusa, ferita in realtà ha una forte capacità di manipolazione.
Ne veniamo attratti forse per la semplicità con la quale si pone, per la complessa storia familiare, per una buona dose di ingenuità.
La situazione sfugge di mano ai due protagonisti che non sono pronti a reggere il cambiamento.
Quella creatura diventa simbolo di qualcosa che a loro manca ed ecco che il confronto è una lacerazione.
In maniera differente i due coniugi si interrogano su se stessi e sulle emozioni che per dieci anni avevano accuratamente celato.
Un romanzo di costume orchestrato con maestria, una buona dose di umorismo e lo sguardo pungente nei confronti delle fragilità maschili.
Una trama che fa affiorare il desiderio e la dissacrazione delle certezze.
Concordo con Hilary Mantel che nella splendida prefazione scrive:
"Lei è una di quelle romanziere che con la loro opera ci mostrano a cosa serve il romanzo.
Ci consente di vedere quanto siamo miopi.
Affina il potere dei nostri sensi e la nostra consapevolezza, e ci aiuta a raccordare la nostra limitata esperienza all'esperienza più vasta.
Ci aiuta a compiere ciò che è necessario: aprire gli occhi e spalancare il cuore."
Ci mostra un'ipotesi di finale ma il suo obiettivo non è concludere.
È aprire le menti, invitare a cercare scenari possibili, ad essere noi stessi protagonisti della commedia chiamata vita.
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