"Lapvona" Ottessa Moshfegh Feltrinelli Editore
Figli del male e della violenza.
Figure perverse in un intrigo di suggestioni.
Il cupo scenario del Medioevo pervaso da simbologie bibliche.
Scene cruente mentre la pietà si ritira nelle buie stanze della dimenticanza.
Un burattinaio che muove i personaggi come fossero oggetti da possedere.
Un pastore che travisa la verità e inventa una realtà di comodo.
Un ragazzino storpio che aspira al Paradiso.
Una vecchia cieca e la gestualità amorevole di Madre universale.
"Lapvona", pubblicato da Feltrinelli Editore grazie alla traduzione di Silvia Rota Sperti, ha contorni grumosi, sfaccettature ambigue.
È il Regno del Male, l'animalità che esplode, la mistificazione della fede.
Il rantolo della morte, l'odore del sangue, il gemito del piacere insoddisfatto.
La punizione del corpo, la rabbia senza senso, la follia del potere.
Una trama che non lascia spazio alle supposizioni.
Tutto è scritto sui volti e nelle voci, nelle pietre e nelle ombre.
Tante ombre gigantesche che offuscano la ragione.
Ad un tratto la svolta, decisiva e rapida.
Chi è mansueto potrà trasformarsi in lupo?
Ancora una volta Ottessa Moshfegh scrive la sua profezia.
Conturbante, invasiva, tragica.
Sapremo interpretarla?
Avremo il coraggio di cambiare il corso del fiume o resteremo a guardare la fine dell'umanità?
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