"Milwaukee Blues" Louis Philippe Dalembert Sellerio Editore
Raccontare l'America degli esclusi, dimenticati, emarginati.
Dei neri che non hanno voce.
Del colore della pelle che discrimina.
Louis Philippe Dalembert entra nei quartieri, nelle case, nelle scuole, nelle chiese.
Lo fa dando voce a coloro che non sono mai stati protagonisti.
Ogni capitolo tratteggia un personaggio che evoca la figura di Emmett, nero ucciso brutalmente dalla polizia.
Testimonianze spontanee, scorci dell'esistenza della vittima.
La maestra, l'amica, il compagno spacciatore, il coach, la fidanzata compongono un mosaico di immagini e ricordi.
"Milwaukee Blues", pubblicato da Sellerio Editore nella traduzione di Francesco Bruno, sa parlare a tutti noi.
Il linguaggio varia interpretando l'Io narrante, ma la musica di fondo è struggente e poetica.
In questa operazione di ricucitura di Emmett viene sconfitta la morte.
Sentiamo che lui continua ad esserci nella comunità con la sua esistenza complicata, la sua speranza di un futuro migliore, i fallimenti, le risalite.
È un fiore che non hanno fatto sbocciare, un canto interrotto, un'energia dispersa nel vento.
Il romanzo ha la vibrazioni sentimentali delle antiche nenie, dei gospel che uniscono cielo e terra.
È la rabbia e il dissenso, la voglia di riscatto, le marce silenziose.
"La nostra ricerca è una ricerca di giustizia.
La nostra azione è un'azione di pace e di riconciliazione.
D'amore, non di odio."
Da leggere per interrogarci sulle nostre democrazie traballanti, sulla violenza dei più forti, sul silenzio complice delle nostre società.
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