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"Morte nel bosco" Amparo Dávila Safarà Editore

 


"Morte nel bosco" Amparo Dávila Safarà Editore 



"Non esistevano parole per descrivere quelle sensazioni.
E ogni volta il presentimento che qualcosa sarebbe accaduto d'improvviso si faceva più vicino, quasi immediato."

La frase descrive perfettamente ciò che si prova leggendo "Morte nel bosco", pubblicato da Safarà Editore grazie alla traduzione di Giulia Zavagna.
Uscita postuma la raccolta di racconti riesce a coglierci impreparati.
Non riusciamo a comprendere se stiamo attraversando un incubo e se la finzione è solo una messa in scena.
Si coglie un'ambiguità di fondo nelle trame.
Ogni storia ha un esordio apparentemente normale, poi piano piano subisce una metamorfosi.
Siamo nel mondo dell'incredibile, circondati da visioni e suggestioni.
Assistiamo a sdoppiamenti di personalità, deliri, allucinazioni.
Si compongono scenari che partendo dalla quotidianità si trasformano, diventano spettrali.
I luoghi, gli oggetti, i personaggi sfuggono ad ogni logica.
Diventano tracce di un percorso ambivalente, a tratti ossessivo.
Dominano le figure femminili, così fragili, così complicate.
Tragiche sembianze di una dilagante non appartenenza a niente e a nessuno.
Slegate dal presente, fantasiose, creative, terrorizzate, volubili.
Senza pace vagano all'interno del testo come fantasmi o angeli, simboliche rappresentazioni dell'inconscio.
La poetessa e scrittrice Amparo Dávila, apprezzata da Cortázar, iniziò a scrivere da ragazzina.
Non ebbe successo perché la sua letteratura rifuggiva dai binari classici e si differenziava dalla letteratura latinoamericana.
Era una donna indipendente, incapace di farsi classificare.
Eppure nelle sue storie si rintraccia l'anima messicana, libertaria, creativa, focosa.
Distrugge gli schematismi spazio temporali, inventa scenari angoscianti e surreali, esplora l'immaterialità dell'esistere, si confronta con la morte.
Ha un talento innato e sa manipolare la parola scritta, descrive rocce e anfratti, recupera volti perduti, sogni dimenticati.
Ci ricorda che

"Forse siamo oltre il nostro corpo".

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