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"Storielle per granchi e per scorpioni" Luigi Lo Cascio Feltrinelli Editore

 

"Storielle per granchi e per scorpioni" Luigi Lo Cascio Feltrinelli Editore 




"Abbiamo imparato anche noi a smarrirci nelle vostre foreste di simboli, ci siamo calate mimicamente nei sentimenti più ambigui e in questo modo ci siamo differenziate, personalizzate, specializzate ognuna a suo talento. 

Non esistono più due mosche uguali, due mosche che, nella loro vita, percorrano lo stesso tratto di cielo, non due che rispondano univoche allo stesso richiamo. 

Ciascuna ha una sua logica, un’ansia autonoma, un mistero: enigma impenetrabile al suo sciame."


Geniale, provocatorio, divertente.

Teatrale, originale, spiazzante.

Sembra che la struttura narrativa sia surreale ma leggendo con attenzione "Storielle per granchi e per scorpioni", pubblicato da Feltrinelli Editore, ci si accorge che attraverso la finzione il testo si aggancia alla realtà.

La dilata dando voce ad animali, piante, fantasmi.

Rende credibili dialoghi inverosimili, inventa un linguaggio universale dove nessuno è escluso.

È un gioco delle parti dove ognuno recita a soggetto mettendo in luce le ossessioni, i disagi, gli istinti primordiali.

Viene spontaneo pensare a sollecitazioni letterarie che ricordano Kafka, Borges, Landolfi.

Ma la cifra stilistica di Luigi Lo Cascio ha una sua autonomia, una prosa teatrale che mette in scena il paradosso.

Trentatré racconti brevi definiti dall'autore "un diario di bordo."

Sono illuminazioni, istanti rarefatti, incontri impossibili.

L'arte di narrare nasce da quella verve illusoria che arricchiva i cunti siciliani.

E la Sicilia torna nella forma e nella riflessione filosofica, nelle frasi che fanno riflettere, nelle oscure caverne del non senso.

Quel non senso che va compreso, rielaborato, maneggiato.

E l'uomo che ruolo ha in questa esplosiva miscellanea creativa?

Non anticipo niente, sappiate che vi ritroverete con i vostri tic, nevrosi, scatti d'ira.

Un corto circuito indispensabile per esplorare mondi impenetrabili, per vivere il Creato come soggetto.

Attenzione:


"Che ingenuità pensare che nelle democrazie non si torturi."


Ancora una volta le doti artistiche di uno studioso dell'animo e della società riescono a travolgerci.

Che libro, non perdetevelo!

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